Il metodo di lavoro dello storico

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    Peto Leggendario

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    Da futuro laureato in Storia posso dirti che il lavoro dello storico è quello di analizzare i fatti tramite lo studio di fonti scritte di vario genere e cercare di ricostruire la realtà più plausibile e il tutto in maniere estremamente obbiettiva.
    Ma come tutti sappiamo è veramente difficile rimanere imparziali, perchè anche lo storico è un essere umano; è più facile restare obbiettivi quando i fatti storici in esame sono molto lontani nel tempo, come nel medioevo, o nell'età romana o greca...ecc...

    il metodo da utilizzare è quello di restare fedeli il più possibile alle fonti studiate e cercare di non andare oltre e ricostruire troppo con l'intuito, nel senso che è giusto fare delle supposizioni, ma mai spacciare delle supposizioni, anche se quasi ovvie, per certe ; quando ci sono dei buchi in cui le fonti scritte non ci sono, bisogna ricorrere ad un lavoro di intersecazione con altre tipi di fonti che possono essere quelle archeologiche che spesso sono testimonianze preziosissime per la ricostruzione di un determinato fatto storico o più in generale di un determinato secolo(lavoro pluristratigrafico).

    Il problema che tu esponi Oskar è reale, e la colpa è anche della mancanza di una Storia Globale, unitaria e niversale; perchè non esiste una storia accettata da tutti, la nostra è di stampo europeo, ma per esempio la storia Eurocentrica non è appoggiata in tutto e per tutto dai paesi islamici...(per fare un esempio)
    mi viene in mente il lavoro colossale di Henri Pirenne , che scrisse la storia d'Europa a partire dalla caduta dell'Impero Romano, ma nel suo periodo le fonti di stampo arabo-islamico e la stessa materia di storia del mediterraneo arabo islamico non vi erano, e il tutto era una supposizione, questa materia è estremamente recente e dopo lo studio di questa molte nostre realtà sono state duramente riviste.

    Fondamentale per me è che la storia debba essere vista esclusivamente da un punto di vista laico, anche se lo storico è credente deve distaccarsi ed essere razionale; purtroppo non è quello che accade nei paesi islamici in cui le opere di Maometto vengono divinizzate e per noi europei è difficile accettare la loro versione dei fatti , perchè loro non riescono a separare il loro io credente dal lavoro di storico.

    l'oggetto della la storia sono le azioni umane. Indagate, ricostruite e raccontate da altri esseri umani. L'elemento soggettivo e ineliminabile.
    La soggettività e l'opinabilità c'è anche nel momenti in cui si scelgono quali fatti considerare rilevanti per un racconto e quali no. Poi il fatto in se non dice molto: per dargli vita occorre concatenarlo ad altri fatti in una ricostruzione narrativa coerente. E anche qua l''interpretazione soggettiva è evidente. poi ci sono i casi clamorosi di chi racconta che la Shoah è un falso o di chi ritine che Stalin non ebbe nulla a che fare con le purghe. Ma ovviamente stiamo parlando di opere storiografiche che si pongono a un livello ben più alto di questa dozzinale propaganda.
    Non c'è alcun titolo accademico che possa far ergere uno storico a sacerdote in possesso dei dogmi della verità sul cammino dell'uomo nei secoli, ne alcuna opera storiografica per quanto autorevole può essere considerata la Bibbia di un determinato argomento . Come ha detto Cornelio ciascuno storico è permeato dall'humus culturale della propria società di riferimento: dunque non esiste e non potrà mai esistere una storiografia universalmente valida per ogni tempo e luogo. Al contrario la storiografia è sempre parziale, nel senso che raccoglie inevitabilmente delle versioni di un avvenimento, ma non potrà mai fotografare oggettivamente quell'evento . L'importante è che lo storico non sia partigiano di una verità. E un opera storica per quanto ben fatta rimarrà sempre incompleta e destinata a essere migliorata da successive ricerche. Occorre dunque convivere con un senso di costante precarietà nel lavoro storico: chi trova tutto ciò opprimente perché è alla ricerca di una verità e non riesce a convertire l'ineliminabile dubbio in un motore che attivi la curiosità è meglio che si dedichi ad altre cose. Questo vale sia per chi fa una ricerca sia per chi la legge.

    P.S: l'elemento religioso non è affatto una discriminante decisiva per determinare se uno storico faccia bene il proprio lavoro. Uno può essere assolutamente dogmatico nel suo essere laico, mentre un altro ( mi viene in mente lo storico cattolico Pietro Scoppola ad esempio) pur facendo sue convinzioni religiose può essere assolutamente aperto alla critica.

    Il mio parere è quello di un lettore dei lavori di saggistica anche storica e di storia.

    Elenchero' di seguito una serie di caratteristiche che secondo mè sono importanti per un buon lavoro(IMHO):

    1) Breve storia dei protagonisti e dei luoghi argomento del lavoro
    Una breve storia dei protagonisti , della nazione di cui si vuole analizzare un periodo storico , della geografia , dei flussi migratori , della società ... etc etc

    2) Esplosione del contesto storico
    Il contesto storico nel quale si svolge l'argomento del lavoro deve essere totale e il piu' approfondito possibile. Spiegare cioè il "dove" da un punto di vista sociale e politico.

    3) Integrazione della letteratura e dell'arte nell'analisi
    La letteratura , la scultura , la pittura ,è secondo mè una buona cartina al tornasole per capire gli umori del periodo in cui è prodotta.Puo' aiutare a capire meglio ed analizzare fenomeni complessi del passato.Cercare di far parlare tutti glia ttori del contesto di cui si vuol trattare dal re al contadino all'artista (quando è possibile).

    4) Stesura del lavoro schematizzata e divisa in capitoli brevi corredati da mappe , opere artistiche dell'epoca
    Seguendo la logica del "dividi et impera" la divisione in piccole unità schematizzate coadiuvate magari da mappe o da disegni rende l'analisi chiara , fluida e spesso anche "laica".

    5) Uso di linguaggio secco e preciso , periodi brevi
    Usare parole semplici e precise e periodi brevi evitare giri di parole che spesso sono l'anticamera della faziosità.
    Come disse Gaetano salvemini , che ricordiamoci fu uno storico , "chiarezza nell’espressione è probità nel pensiero e nell’azione".

    6)Separare dati con fonte citata e opinioni
    Cercare per quanto possibile di rendere "visibile" la separazione dei dati storici dalle opinioni e dalle analisi/opinioni/interpretazioni personali. Evidenziare sempre la fonte dei dati.
    Ad esepio: I dati dicono questo ... è mia opinione che ... potrebbe dedursi che ... evitando di usare le forme ...i dati dicono questo... percio' è evidente che ...
     
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0 replies since 20/5/2009, 14:24   998 views
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